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Noi esistiamo per promuovere la cultura sulla sicurezza sul lavoro

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Nelle ultime ore ci sono stati sei morti sul lavoro in cinque regioni diverse. Nel milanese due operai sono morti a causa di una fuga di gas mentre rifornivano l’ospedale Humanitas di azoto; in provincia di Torino il titolare di un’officina è deceduto dopo essere scivolato da una scala; in provincia di Padova, un operaio è caduto da un’impalcatura di cinque metri.

A Capaci, provincia di Palermo, un camionista di 52 anni è stato schiacciato dal tir mentre stava facendo verifiche sul mezzo; in provincia di Pisa, infine, un uomo di 54 anni è rimasto decapitato da una trebbiatrice.

 

Cosa dicono i dati INAIL

 

Questi decessi si aggiungono alla lunghissima lista di morti sul lavoro che si verificano ogni giorno. Stando ai dati ufficiali dell’Inail, che si riferiscono ai primi sette mesi dell’anno, i decessi sono 677.

L’osservatorio nazionale morti sul lavoro, curato dal metalmeccanico in pensione Carlo Soricelli e aperto nel 2008 per ricordare la strage della TyssenKrupp di Torino, ne conta 1096 fino al 28 settembre, includendo anche i lavoratori e le lavoratrici deceduti per strada e in itinere (cioè persone che si stavano recando sul posto di lavoro).

Sempre secondo l’Inail, nel 2021 si è inoltre avuto un aumento di denunce di infortunio sul lavoro: 312.726, l’8,3% in più rispetto allo stesso periodo nel 2020. Sono in aumento anche le patologie di origine professionale denunciate (33.865, il 34,4% in più dello stesso periodo del 2020).

Le regioni con più casi sono quelle del Sud, seguite dal Nord Est, dal Centro e dal Nord Ovest. Si tratta di numeri impietosi: per Eurostat in Italia in media muoiono 2,6 lavoratori ogni centomila, mentre la media europea è del 2,2. In Germania, ad esempio, scende fino all’1,11.

Oltre alla scarsa attenzione alla sicurezza, come ha ricordato il segretario della Cgil Maurizio Landini in una nuova dichiarazione raccolta dall’Ansa: “Troppo spesso le vittime sono lavoratori precari o neoassunti". Più di 8 aziende su 10 ispezionate dall’Inail nel 2020 impiegavano lavoratrici e lavoratori irregolari o in nero.

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